È abbastanza bizzarro che nell’epoca in cui si tende a classificare ripetutamente ogni cosa, la classificazione ufficiale delle acque termali ancora oggi comunemente accettata risalga addirittura al 1933, quando l’eminente coppia scientifica formata da Marotta e Sica decise di suddividere le acque secondo i parametri di temperatura, residuo fisso e composizione chimica. Da questa tripartizione, deriva la distinzione tra:
- acque oligominerali
- acque solfuree
- acque salsobromoiodiche
- acque radioattive
- acque salse e clorurosodiche
- acque solfate
- acque bicarbonate
- acque carboniche
- acque arsenicali ferruginose
Non esattamente perfetta ed evidentemente datata, quella proposta dai due scienziati rimane comunque ancora oggi la classificazione più vicina alle necessità identificative espresse dall’idrologia ed è il punto di riferimento per l’autorizzazione all’utilizzo di acque termali, consentendo alle strutture di distinguere i trattamenti sulla base delle proprietà possedute dalle diverse tipologie elencate.
Da tutto questo, si intuisce come le acque termali concentrino la loro azione a livello locale a seconda degli elementi minerali in esse disciolte, sulla temperatura alla quale sgorgano e sulla loro capacità di adattarsi a un determinato percorso riabilitativo. Prima di scegliere la località termale del nostro cuore – o magari del nostro fegato – è quindi necessario individuare il punto di contatto tra gli specifici disturbi organici le virtù peculiari delle acque termali.
Meccanismi di azione
Sulla base dei meccanismi di azione biologica, le acque termali si dividono anche per la loro azione specifica o aspecifica, a loro volta possono considerate a livello locale o generale. L’azione specifica, propria di ogni tipo di acqua termale, è legata alla particolare composizione chimica dell’acqua stessa. Quella aspecifica riguarda invece il metodo di applicazione, che può essere molto differenziato a seconda della singola acqua termale e della sua assunzione allo stato liquido (bagno, bibita, irrigazione), gassoso (humage, insufflazione, vapore), solido o semisolido (fango).
Fermo restando che la classificazione delle acque termali non sempre consente di distinguerle, se l’azione generale Rappresenta la risposta dell’intero organismo alla terapia, quella locale si riferisce invece all’effetto biologico diretto sulla regione anatomica cui si rivolge la terapia.
Senza entrare troppo nello specifico, è comunque possibile individuare una classificazione generica che divide le acque termali in:
- Acque minerali: le più note acque termali medicamentose.
- Acque oligominerali: le migliori acque termali da bere poiché esercitano un’azione di lavaggio e drenaggio dei reni: sono di conseguenza contraddistinte da una nota azione diuretica.
- Acque mediominerali: Ricche di bicarbonati, sono anch’esse caratterizzate da un’azione diuretica che però diminuisce proporzionalmente all’aumentare del residuo fisso.