L’olio di palma è un grasso che si trova in tantissimi prodotti da forno industriali. Fino a poco tempo fa non se ne parlava praticamente per niente, fino a quando non è scoppiato il caso. Ancora oggi a molti non è chiaro se l’olio di palma sia dannoso o no per la salute.
Innanzitutto, in quali alimenti lo troviamo?
La palma da cui si estrae questo olio è coltivata soprattutto in Indonesia e Malesia. Per produrre quest’olio vengono distrutti enormi aree della foresta tropicale, con gravi danni per l’ecosistema e la sopravvivenza di molte specie animali. L’olio di palma è diventato un prodotto molto diffuso in tantissimi alimenti: cereali, biscotti, merendine confezionate, panini e pacchetti di cracker. Se fino allo scorso anno le etichette dei prodotti riportavano la dicitura generica: olii e grassi vegetali, da dicembre si trova espressamente l’indicazione dell’olio di palma, ove presente.
Dove è assente?
Il sito “ilfattoalimentare” pubblica un’interessante carrellata di prodotti che non contengono olio di palma, tra biscotti, grissini, merendine e creme spalmabili. Tra questi, i prodotti della linea Artebianca, quelli a marchio Coop 4-10 anni, quelli Viviverde Coop, e Benesì Coop, Esselunga Bio, la linea Germinal Mangiarsano, Alce Nero, Galbusera, Libera Terra e tanti altri.
Perché si usa
I grassi saturi come il burro, offrono ai prodotti una migliore struttura e consistenza rispetto agli oli vegetali, che sono insaturi e liquidi. L’olio di palma è un’eccezione, perché, pur essendo un grasso di origine vegetale, ha una composizione in acidi grassi più simile al burro, inoltre è insapore, dunque non altera la gradevolezza dei cibi ed ha un costo nettamente inferiore al burro.
Fa male o no?
Sempre più catene di supermercati stanno facendo dietro front per la distribuzione di prodotti che non contengono olio di palma, come ad esempio Coop, Esselunga, Despar, Carrefour, Iper, Crai, Ikea, Ld Market. Si legge che faccia danni al sistema cardiocircolatorio, che provochi il diabete e il cancro. C’è stata una campagna di terrorismo psicologico legata a questo ingrediente. In realtà bisogna ridimensionare il tutto, perché dipende da quanto ne consumiamo. Trattandosi di un grasso saturo, va considerato esattamente come tutti gli altri grassi saturi come burro o strutto. Dunque fa male al pari di quelli, se viene assimilato in grandi quantità. Insomma, non si può affermare che la merendina industriale sia per forza cattiva rispetto alla crostata della mamma, solo perché la prima è fatta con olio di palma e la seconda con il burro. Dipende appunto, da quanta ne consumiamo. Perché non ci siano conseguenze sulla salute, si dovrebbe assimilare al massimo il 10% dei grassi saturi sul totale delle calorie giornaliere.
E l’ambiente? Di sicuro la produzione massiccia di olio di palma ha ripercussioni sull’intero ecosistema, perché vengono distrutte foreste per lasciare il posto alla coltivazione di queste piante. Tuttavia, bisogna fare una riflessione: da un ettaro di palme da olio si ottengono quasi cinque volte l’olio che produce un ettaro coltivato a piante di arachidi, e sette volte quello di un ettaro di girasoli. Dunque, cosa succederebbe se al posto delle palme ci fossero altre piante? Occuperemmo ancora più spazio e questo vorrebbe anche dire un consumo maggiore di acqua, fertilizzanti e pesticidi. Questo per dire che il problema non è di semplice soluzione e qualunque semplificazione o demonizzazione rischia di distorcere la realtà.